Il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco ritiene che i veneti siano antistatalisti per natura e per dirlo ha scelto Marghera. L’opinione di Visco è stata considerata un insulto dal governatore del Veneto Giancarlo Galan e neppure all’interno del centrosinistra veneto si è trovato qualcuno disposto alla difesa, almeno d’ufficio, del viceministro. Visco invece non merita le feroci critiche che si è tirato addosso o almeno non le merita per avere detto che i veneti sono antistatalisti. Le critiche Visco le merita perché le sue parole rivelano un’avversione
per un modello di società, quale quello veneto, che si è sviluppato nel segno del pluralismo delle istituzioni quale forma, al tempo stesso, di libertà e di efficienza nel mentre il nostro viceministro il pluralismo lo concepisce solo all’interno delle istituzioni cui tutto va dato e da cui tutto deve venire.
È emblematica la polemica risollevata in questi giorni dalle scuole private del Veneto, supportate dalla Regione, sulla misura dei sussidi pubblici che esse ricevono. Nel Veneto vi è una miriade di scuole private che sono sorte per lo più attorno alle parrocchie. In centinaia di centri minori del Veneto esiste soltanto l’asilo parrocchiale che sopravvive grazie alle rette pagate dai genitori, grazie alla disponibilità dei locali che è offerta dalla parrocchia e che è il frutto dei sacrifici di ciascuna comunità, grazie al lavoro di molti volontari e, per una parte, grazie anche a sussidi pubblici. Esistono poi gli asili pubblici che sono insufficienti per numero e che per i genitori non sono più economici di quelli parrocchiali e che costano in media più di 6.000 euro di denaro pubblico per bambino contro i 2.200 degli asili privati. Nel Veneto non si
è aspettato che i comuni costruissero gli asili e si è realizzata una rete che all’erario costa poco e che funziona bene e crea un’alternativa al servizio pubblico quando non lo sostituisce in toto. Il 68 per cento dei bambini da 3 a 6 anni frequenta nel Veneto una scuola di questo tipo rendendo
evidente la specificità del modello regionale.
Anche quando, come è il caso della sanità, un servizio pubblico funziona bene non si può dimenticare che il servizio sanitario veneto è il risultato di una lunga tradizione di istituzioni ospedaliere frutto di generosità ed iniziativa sia laica che confessionale. Invece Visco fa parte di un governo che, al pari del precedente, ripiana a piè di lista i deficit mostruosi di Regioni che i malati li mandano a curarsi nel Veneto. Rifletta Visco sul fatto che in Veneto vi sono soltanto
tre enti territoriali dissestati contro i 128 della Calabria ma anche a fronte dei 14 della Lombardia.
È antistatalista chi dissesta i bilanci degli enti pubblici senza offrire neppure i servizi o chi rispetta le regole contabili e i servizi li eroga davvero? È antistatalista chi potendo fa da solo o chi aspetta sempre e solo i soldi dello Stato? Il Veneto non è antistatalista è solo per natura incompatibile con lo Stato che ha in mente Visco.