Da anni si parla di “storytelling”, letteralmente il “raccontare storie”, nel mondo delle imprese: un modo di comunicare che, sarà per un atavico legame con i racconti che hanno segnato tutta la storia dell’umanità (nonché l’infanzia di più o meno tutti noi), ha particolare presa. Ovviamente l’importanza del tutto non risiede unicamente nel “racconto” in quanto tale, o nella diffusione delle informazioni relative soltanto ad un’azienda specifica; ma, in senso lato, nella promozione della “cultura d’impresa”. Di qui dunque il ruolo della “letteratura d’impresa”, ossia di tutte quelle pubblicazioni che descrivono, raccontano e analizzano il mondo imprenditoriale: ed è appunto quello di «favorire la produzione e la diffusione di testi, materiali multimediali e ricerche che raccontino e analizzino la peculiarità del sistema produttivo italiano con la finalità di promuovere una “nuova narrazione” dei sistemi imprenditoriali con particolare attenzione al tema dell’innovazione nel fare impresa» lo scopo del “Premio Letteratura d’Impresa”, promosso da Festival Città Impresa e ItalyPost che ha debuttato con la sua prima edizione a cavallo tra il 2020 e il 2021.
«Il Premio – si legge nel bando – ha lo scopo di favorire una crescita culturale promuovere una moderna cultura d’impresa in grado di stimolare lo sviluppo del tessuto industriale italiano ed in particolare delle PMI, nel rispetto di un’etica condivisa da tutti, imprenditori e manager, lavoratori e stakeholder, ciascuno per il proprio ruolo e le proprie responsabilità».
La giuria, presieduta da Antonio Calabrò – direttore della Rete Musei d’Impresa –, ha riunito diverse personalità del mondo della cultura e dell’impresa: dall’ad di Marzotto Lab Luca Vignaga, al vicedirettore del Corriere della Sera Giuseppe Manca, al presidente di Mevis e Fondazione Cuoa Federico Visentin, al docente dell’Università di Padova Marco Bettiol, a Magda Bianco di Banca d’Italia, a Franco Mosconi, dell’Università di Parma , lo scrittore Giuseppe Lupo, Ivana Pais e Francesco Timpano dell’Università Cattolica.
Il comitato ha così selezionato e reso nota lo scorso 16 gennaio con una seduta trasmessa via web la cinquina delle opere finaliste, tra le oltre cinquanta pervenute. Si tratta di La classe avversa di Alberto Albertini (Hacca Edizioni), originale romanzo che racconta il tramonto del modello industriale a gestione familiare che tanto ha fatto la fortuna dell’Italia (e del Nordest in particolare); Instant Moda di Andrea Batilla (Gribaudo), che rivela come dietro a quelle che a molti appaiono frivole tendenze passeggere ci sia tutto un mondo da scoprire; Fabbrica Futuro di Marco Bentivogli e Diodato Pirone (Egea), un racconto del caso Fiat-FCA e del superamento del fordismo; Fronte di scavo di Sara Loffredi (Einaudi), che esplora la relazione tra uomo e montagna nel caso emblematico del traforo del Monte Bianco; e Questione di Stilo di Cesare Verona e Adriano Moraglio (Giunti Editore), che racconta con le parole del nipote del fondatore la storia delle celebri stilografiche Aurora.
Sarà ora compito della Giuria Popolare – composta da circa 200 lettori tra imprenditori, docenti, rappresentanti delle associazioni di categoria e degli istituti di ricerca e giovani laureandi – decretare il vincitore. Come ha ricordato il fondatore di ItalyPost, Filiberto Zovico, per ora non è ancora stata fissata una data per il voto e la premiazione – che si desidererebbe essere in presenza, e quindi una volta terminato il periodo di limitazioni più stringenti poste dalla pandemia: l’auspicio è quello di poterla fare a maggio in concomitanza con la prossima edizione del Festival Città Impresa, ipotizzata per maggio a Bergamo.
«Da anni diciamo che siamo in presenza di un Paese che non capisce l’essenzialità, sul piano economico e sociale, del fare impresa – ha sottolineato il presidente della Giuria Antonio Calabrò, durante la diretta dei lavori della commissione selezionatrice –. Il senso del Premio Letteratura d’Impresa è quello di valorizzare quelle opere che raccontano, in modo originale e innovativo, quello che fare impresa significa e significherà per lo sviluppo equilibrato del Paese; e costituisce un’occasione per diffondere i valori positivi della cultura d’impresa positiva sul nostro territorio». Calabrò ha altresì spiegato le ragioni per cui, in un mondo in cui i generi si mescolano, la Giuria abbia scelto di valutare unitariamente le opere di quelle che erano le tre categorie previste dal bando (editoria, multimedia e ricerca); arrivando a venti titoli dopo una prima scrematura, e infine a cinque.
I giurati intervenuti hanno portato in diretta le proprie preferenze e motivazioni per le proprie scelte nel selezionare la cinquina, dando vita ad un momento di discussione e condivisione sul tema, appunto, della cultura e letteratura d’impresa: chi ha apprezzato la capacità di raccontare in quanto tale, chi la capacità di alcune opere di offrire chiavi di lettura per l’attualità, chi il fatto di presentare figure di imprenditori che possono fare da esempio, chi l’innovatività di alcune narrazioni e la capacità di suscitare curiosità verso temi poco conosciuti.
Il video della diretta è disponibile sulla pagina Facebook di ItalyPost: guardarlo è un’interessante panoramica, tracciata da persone con le dovute competenze, sull’editoria d’impresa di oggi; e fornisce utili spunti di lettura e di analisi. In attesa delle votazioni, quindi, senz’altro merita dedicarvi del tempo.