Il vino non è più al centro come prima: i consumi mondiali hanno toccato nel 2024 il minimo storico di 21,4 miliardi di litri (dati OIV) e, mentre cresce il segmento no e low alcol, il settore cerca nuove strade. È da qui che parte la 34ª edizione del Merano WineFestival, in programma dal 7 all’11 novembre al Kurhaus, che si propone come “crocevia di visioni” e laboratorio di idee per il mondo enogastronomico. Il sottotitolo scelto per il 2025, “Vision: Wine & Food Creators”, racconta bene l’intenzione: non celebrare soltanto le eccellenze, ma coinvolgere chi il vino e il cibo li crea davvero, chiedendo loro di ripensare linguaggi, prodotti e mercati.
«Non abbiamo mai rincorso le mode: abbiamo cercato di anticiparle», ricorda il fondatore Helmuth Köcher, che già nel 2005 introdusse “bio&dynamica” e nel 2017 aprì il confronto sui vini no/low alcol. Oggi il tema è ancora più urgente: come restare competitivi, difendendo identità e territori? Tra le proposte c’è quella di mappare con più chiarezza le origini e valorizzare in etichetta i vini prodotti almeno per il 60% da viti storiche oltre i 50 anni, per dare riconoscibilità a un patrimonio unico.
Il programma mantiene la consueta scansione in cinque giornate di qualità: si parte venerdì 7 con TasteTerroir – bio&dynamica e con la cerimonia dei WineHunter Award Platinum e delle WineHunter Stars; da sabato a lunedì spazio a The Festival e alla GourmetArena con i produttori selezionati dalla guida The WineHunter, online dal 18 agosto; martedì 11 chiusura in eleganza con Catwalk Champagne&more dedicato ai metodo classico. Merano, ancora una volta, non si limita a raccontare il vino: prova a indicarne la direzione.

