Quando si parla di sostenibilità e di attenzione a un’economia che sia rispettosa dell’ambiente, non si possono tralasciare il mondo dell’agricoltura e l’importanza dei prodotti che vengono usati per coltivare il cibo che mangiamo. Fomet, fin dal 1973, ha scelto di applicare su scala industriale metodi e sistemi di lavoro naturali per produrre fertilizzanti organici e speciali, applicando fin da subito sistemi che prevedono ancora oggi il ritiro controllato di matrici organiche di letami selezionati, la maturazione con processo monitorato di essiccazione – concentrazione – umificazione per molti mesi e la conseguente formulazione di fertilizzanti per soddisfare le più diverse e difficili esigenze di campagna. Per il gruppo, che fattura circa 25 milioni di euro ed occupa 54 persone, l’obiettivo è realizzare prodotti che apportano al terreno anche attività biologica e componenti umiche al fine di contrastare il sempre maggiore declino produttivo dei terreni, la loro progressiva destrutturazione e difficoltà di lavorazione.
Per essere sempre all’avanguardia su questo fronte, specialmente in un momento in cui il trend del biologico è in crescita, investe ogni anno 2 milioni di euro, di cui 800 mila in ricerca e sviluppo pura. “L’aumento dell’interesse verso il bio ha spinto sempre più Fomet a concentrarsi su una politica ecosostenibile di tutto quello che la riguarda”, spiegano dall’azienda, che da anni è certificata UNI EN ISO 14001:2015, cosa che le permette di gestire e mantenere controllati tutti quegli aspetti del processo produttivo che impattano sull’ambiente. Fra i vari progetti che anche internamente Fomet ha portato avanti c’è ad esempio l’iniziativa ‘Plasti Free’, lanciata lo scorso anno con l’obiettivo di eliminare l’utilizzo di plastica monouso all’interno dell’azienda: questo è stato fatto sia sul fronte delle abitudini dei dipendenti, con l’eliminazioni di bicchieri e bottiglie di plastica, ma anche su quello della produzione, con l’utilizzo di nuovi sacchi derivanti da una miscela di plastica vergine e plastica riciclata, che permette di ridurre le emissioni di CO2 del 49%. Anche sul fronte dei consumi Fomet, che è un’azienda che si configura come energivora, attraverso un continuo monitoraggio e la ricerca di nuove soluzioni, ha lavorato molto sull’efficienza energetica riducendo il consumo specifico di quasi il 10%. Il gruppo, poi, aderisce anche a un programma di economia circolare che prevede il ritiro di scarti derivanti dalla lavorazione di caffè dalle più grandi aziende italiane che operano nel settore, in particolare Lavazza. Gli scarti della lavorazione del caffè, destinati in alternativa a siti di compostaggio o discariche, sono valorizzati come fertilizzanti e aggiunti alla nostra matrice più nobile, lo stallatico fermentato, per aumentarne ancor più le sue proprietà nutritive.
“Per noi – concludono da Fomet – partecipare a un’iniziativa come la Green Week ha un significato importante. Non solo è ovviamente positivo per la nostra immagine, ma delinea che la strada che stiamo percorrendo è giusta e che i nostri investimenti stanno avendo successo. Inoltre potrebbe essere un’ occasione di confronto e di possibili collaborazioni future. Sulla base delle aziende che aderiscono al programma, non è escluso che possano nascere momenti di scambio tra aziende che sposano la stessa filosofia”.