Il futuro del lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale sarà al centro della presentazione del libro Provate voi a lavorare. Il lavoro nell’era dell’IA (Post Editori), in programma giovedì 9 ottobre 2025 alle 18:30 presso la Libreria ItalyPost di Padova. Interverranno Giovanni Costa, docente emerito dell’Università di Padova ed editorialista economico del Corriere del Veneto, e Luca Vignaga, amministratore delegato di Marzotto Lab. L’opera analizza come stiano cambiando – e come dovrebbero cambiare – il nostro modo di lavorare, di pensare al lavoro e alla sua organizzazione. Dalla qualità delle mansioni al ruolo delle competenze trasversali, dal rapporto fra autonomia e controllo al lavoro da remoto, Costa affronta con lucidità i dilemmi della leadership, la crisi del merito e le contraddizioni di un mercato che fatica a riconoscere il contributo umano. Al centro, la sfida più radicale: l’impatto dell’intelligenza artificiale, che non sostituisce le scelte delle persone ma le obbliga a ridefinirne senso e responsabilità.
L’evento, condotto da Alessandro Baschieri, caporedattore centrale vicario per le redazioni del Nordest (Corriere della Sera), è a ingresso libero previa prenotazione al seguente link.
Pubblichiamo un estratto del libro.
La qualità del lavoro è una componente importante della qualità della vita e del valore generato per l’impresa e per la società. Non è qualcosa che viene graziosamente concesso da imprenditori illuminati, ma deve essere costruita con l’azione congiunta di una pluralità di attori. Tra questi i lavoratori dovrebbero ambire a ruoli più significativi, occupando anche spazi lasciati liberi dalle innovazioni ad alta intensità di capitale. In questi interstizi si possono sviluppare innovazioni frugali a elevato impatto interpersonale.
Nella ricerca di nuove strade un notevole aiuto può venire dalla tecnologia che ruota attorno alla robotizzazione e all’IA. Va accuratamente evitata la loro demonizzazione che sfocia in una sorta di neo-luddismo digitale. Nello stesso tempo non vanno sottovalutati i rischi che si consolidino le abnormi concentrazioni di potere e di profitti che già caratterizzano il settore78.
Queste concentrazioni, se non opportunamente monitorate e regolate, potrebbero impedire o ritardare la diffusione dei benefici e creare nuove dipendenze. Le nuove tecnologie dovrebbero eliminare o ridurre gli aspetti più gravosi e meno attraenti del lavoro, potenziare le facoltà dell’uomo permettendogli di dedicarsi a quello che lo differenzia dalle macchine. Macchine ora lanciate in una gara insensata di emulazione e sostituzione dell’uomo che può risolversi, se mai si risolverà, solo con la sconfitta di entrambi.
Il processo deve restare (tornare?) nelle mani e nelle menti umane che lo hanno avviato ed essere governato da una progettualità trasparente e condivisa. Da ultimo si guadi alla collocazione nel tempo e nello spazio del lavoro. Entro queste due dimensioni si concentrano fenomeni molto diversi: le dinamiche demografiche, i flussi migratori, le difficoltà dei sistemi pensionistici, la conciliazione dei tempi lavorativi e dei tempi privati, le generazioni, la distanza e la prossimità e così via. Le nuove combinazioni tempo-spazio:
- Aumentano la velocità del cambiamento a un ritmo che eccede le possibilità di adattamento della specie umana e fa sorgere inquietanti domande sulle vere finalità dei protagonisti di una gara tra big tech e tra grandi potenze i cui effetti distruttivi potrebbero annullare o ridimensionare quelli creativi à la Schumpeter;
- Modificano i perimetri degli spazi terrestri (e ora anche extra-terrestri) entro cui si collocano i nuovi localismi e le ormai irreversibili globalizzazioni alla ricerca di identità smarrite e non facilmente ripristinabili.
L’unità di tempo, di luogo e di azione della classica azienda distrettuale si è frammentata, dispersa nei non luoghi del lavoro da remoto, dell’azienda multilocalizzata, del cloud, delle reti satellitari. Ricostruire un’unità, anche solo virtuale, senza perdere i vantaggi di questa espansione plurale che attrae i nuovi nomadi (non chiamiamoli cervelli in fuga) è una grossa sfida che richiederà fantasia e determinazione e, ancora una volta, capacità di dare un senso a tutto questo. E il senso, direbbe un Manzoni digitale, l’IA non se lo può dare.

