«Dall’inizio della crisi ad oggi le imprese italiane che hanno investito nella direzione della sostenibilità ambientale sono un quarto del totale e sono quelle che hanno raddoppiato l’export, prodotto 249.000 posti di lavoro, ossia il 44,5% di quelli creati, con picchi nella ricerca e nello sviluppo». Senza numeri alla mano è sempre difficile dimostrare una tesi. Ermete Realacci, deputato e presidente della fondazione Symbola, ieri i dati li ha forniti, suffragando così l’idea che un investimento nella sostenibilità sia vantaggioso. E per quanto riguarda la regione Trentino-Alto Adige sono 9.733 le imprese che hanno investito nei cosiddetti «green jobs» secondo i dati 2016 di Unioncamere e Symbola, quasi equamente divisi tra le due province: 5.228 a Bolzano e 4.505 a Trento. Come conseguenza sono stati creati 1.530 posti di lavoro non stagionali. L’Italia è inoltre in vetta alla classifica europea per il contenimento dei rifiuti prodotti: sono 42 tonnellate ogni milione di euro, meglio della Spagna (49), Regno Unito (59), Germania (64) e Francia (84). Un dato che ci rende leader nell’economia circolare, ma deteniamo anche il primato mondiale per la quota di forovoltaico (8%) nel mix elettrico nazionale.
Il confronto tra l’ambientalista e il sociologo Aldo Bonomi, moderato dal direttore del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto Adige Enrico Franco all’interno della «Green Week» in corso a Trento, non si è limitato a leggere i numeri di una produzione industriale che sta cambiando ma è servito anche per evidenziare che «la tutela dell’ambiente ci pone di fronte a una grande sfida ma allo stesso tempo ci offre l’occasione per ripensare l’idea che abbiamo di futuro, di società e di economia». Si tratta di quel passaggio «dalla green economy alla green society» a cui ha fatto accenno il vicedirettore del Corriere della Sera Venanzio Postiglione aprendo l’incontro e sottolineando che il quotidiano ha deciso di sostenere l’iniziativa della Green Week perché nel «superamento di antiche idee» che deve portare a una nuova forma di società «l’informazione avrà un ruolo fondamentale, come si nota già dal boom di abbonamenti digitali registrati dal New York Times che dimostra come esista una ricerca di attendibilità nei cittadini». Il festival della green economy è infatti promosso da Venezie Post, l’università di Trento, la Fbk, il Muse, Trentino Sviluppo e la Fem sostenuto dal Corriere della Sera e Settegreen, il settimanale di Rcs dedicato all’ecologia.
A consentire di cogliere il profondo mutamento a cui è soggetta la società, però, secondo i relatori sono anche i piccoli cambiamenti culturali. «Un tempo possedere un’auto era determinante per i ragazzi — ha portato ad esempio Realacci — Ora le cose sono cambiate, anche grazie alla tecnologia, che ha permesso il diffondersi del car sharing per cui possedere la macchina non è più una priorità e quindi sta determinando un cambiamento dei costumi».
L’intero impianto, sociale ed economico, sottende però secondo Bonomi all’«idea fondamentale del limite». «Green economy vuol dire che il capitalismo incorpora questo concetto — commenta — Ho sempre visto il capitalismo cambiare per interesse o conflitto, dato che il mutamento è in atto significa che l’interesse va in quella direzione». L’evoluzione del sistema economico, culturale e sociale non può però essere abbandonato a se stesso e «territori in cui il cambiamento è stato alimentato, come il Trentino, hanno la dimensione di laboratorio» per cui sono investiti di alcune responsabilità come ad esempio «il compito di tenere insieme la smart city con le smart lands, in modo che Trento abbia la funzione di avanguardia ma non dimentichi la periferia».
*Andrea Rossi Tonon, Corriere del Trentino, 5 marzo 2017