Devo di dire che quando Enrico Rosa, imprenditore di Veneta Sedie, mi ha spiegato per la prima volta il progetto della Sedia Buona non avevo capito granché. Mi parlava di riciclo, recupero degli scarti, di voler migliorare la sostenibilità ambientale. Lì per lì ho pensato fosse qualcosa tra il velleitario e il retorico come spesso accade quando si ha che fare con progetti simili. Il più delle volte purtroppo non si riesce ad andare oltre l’ottima dichiarazione d’intenti. Invece mi sbagliavo di grosso. La Sedia Buona è un esempio di come con grande creatività e applicazione la manifattura può giocare un ruolo importante nella sostenibilità ambientale.
Tutto parte dal materiale: il legno. Enrico e i suoi fratelli, Isabella, Simone, Nicola, prima di essere degli imprenditori, sono degli innamorati della materia prima. Per anni si sono ostinati a non buttar via i pezzi di scarto delle sedie/poltrone che producono, come i fine serie oppure i fondelli, la parte centrale dei sedili delle poltrone o delle sedie che è normalmente sostituta con delle cinghie per rendere il prodotto più leggero. Ma se l’amore non ha limiti, lo spazio in magazzino sì e a un certo punto si sono posti il problema sul cosa fare con tutti questi “preziosi” scarti. Da lì è nata l’idea di riutilizzarli per fare dei nuovi prodotti. Venetasedie non è di certo una multinazionale: non ha al proprio interno ingegneri e designer, tantomeno ha budget a disposizione per mettere al lavoro un team di specialisti per fare un’analisi di carbon footprint e di life cycle assessment per capire come e dove intervenire.
Arrivati a questo punto, molti si sarebbero scoraggiati. I Fratelli Rosa no. Invece di abbondare il progetto hanno pensato di rivolgersi al PoPlab, il Fab Lab di Rovigo, per avere un aiuto nella realizzazione di un prodotto innovativo e sostenibile ma producibile dall’azienda. Dialogando con il PoPlab hanno pensato che il modo migliore per affrontare questa sfida fosse dare spazio a giovani progettisti e alle loro creatività. Hanno aperto un concorso per selezionare giovani designer e architetti esperti in progettazione 3D che hanno poi invitato in azienda per 48 ore di intensa progettazione sotto la guida attenta del PoPlab. L’aver ospitato i ragazzi in azienda si è rivelato fondamentale per la buona riuscita del progetto. Seppure in solo 48 ore hanno avuto la possibilità di conoscere nel dettaglio i processi artigianali e le macchine a disposizione dell’azienda confrontandosi costantemente con i fratelli Rosa. In questo modo hanno potuto progettare soluzioni non teoriche ma realizzabili dall’impresa con l’aiuto del PopLab.
I risultati hanno superato le aspettative. I ragazzi hanno realizzato cinque progetti diversi tra loro e particolarmente interessanti. C’è chi ha lavorato sulla realizzazione di un sistema modulare di sgabelli per bambini facilmente componibili tra loro grazie a delle connessioni realizzate con la stampa 3D. Chi invece ha progettato una panchina da esterni composta da forme diverse di schienale e uniti da un’unica placca in acciaio brunito.
Ma siccome un vincitore doveva esserci visto che si trattava di un concorso l’azienda ha deciso di premiare Eva Azzalin e Amalio Piscitelli. I due designer hanno lavorato al progetto dello sgabello Jiro la cui originalità consiste nell’aver letteralmente rovesciato il modo di vedere la sedia: lo schienale diventa la base portante di uno sgabello, il sedile è composto unicamente dal pezzo di scarto senza ulteriori modifiche. Molti di questi progetti che ora sono ancora allo stadio di prototipi presto diventeranno nuovi prodotti nel catalogo aziendale.
L’esperienza di Veneta Sedie ci insegna almeno tre cose. La prima è il ruolo che la manifattura made in Italy potrebbe avere nella sostenibilità ambientale. In attesa che nascano nuove macchine super efficienti e si cambino i processi di produzione in una logica più sostenibile, si può fare moltissimo per riciclare e riusare i materiali usando in modo intelligente le tecnologie esistenti. La seconda riguarda la forza della creatività umana. Forse il parlare troppo di Robot e di Intelligenza Artificiale rischia di distrarci da quello che potremmo fare oggi valorizzando la conoscenza artigianale in chiave rinnovata. Il terzo riguarda la possibilità di aprire una nuova categoria di offerta: a termine aziende come Veneta Sedie potrebbero vendere non solo prodotti sostenibili ma servizi ad altre imprese in merito alla trasformazione di un prodotto convenzionale in uno sostenibile.