Alzi la mano chi, tra di voi, sa che cos’è un micro-cogeneratore; o chi, sapendolo, ha mai pensato di installarne uno in casa. Probabilmente le mani ad alzarsi – seppur virtualmente – non sono molte; eppure sta anche qui il presente, e ancor di più il futuro, della generazione energia elettrica e calore in maniera efficiente e a basso impatto ambientale. Una delle aziende leader a livello internazionale in questo settore è una delle partecipanti alla Green Week, la SOLIDpower di Mezzolombardo (TN), nata una decina d’anni fa grazie ad un progetto di ricerca finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento. «L’unicità della nostra società sta nel fatto di produrre completamente la tecnologia che utilizziamo – spiega il responsabile dello sviluppo commerciale Michele Gubert –: tanto è vero che gran parte delle nostre risorse si occupa di ricerca e sviluppo».
SOLIDpower produce quindi cogeneratori di elettricità e calore per uso residenziale o piccole attività commerciali, che sfruttano per il funzionamento la reazione elettrochimica delle celle combustibili a ossidi solidi (SOFC): l’idrogeno contenuto nel metano di rete e l’ossigeno vengono infatti convertiti in queste due forme di energia, ottenendo come scarto unicamente acqua ed anidride carbonica – che però, sottolinea Gubert, è quella già contenuta nella materia prima, non andando quindi a produrre ulteriore CO2. Rispetto alle tradizionali caldaie a combustione dunque, oltre a generare nel contempo elettricità, «questo sistema è più efficiente e meno impattante;inoltre abbiamo già dimostrato la possibilità di funzionamento con il biometano».
Il prodotto principale di SOLIDpower è BlueGen: un micro-cogeneratore che vanta il più alto livello di efficienza elettrica al mondo (60%) e permette di tagliare i costi in bolletta fino al 50%. Con una potenza elettrica di 1,5 kW e un’ulteriore produzione giornaliera fino a 200 litri di acqua calda, «è la soluzione adatta a grandi abitazioni e piccole aziende che vogliono ridurre costi dell’energia ed emissioni inquinanti» spiegano dall’azienda; che ha inoltre sviluppato EnGen – 2500, installato principalmente all’interno del progetto europeo di field test ene.field. È proprio sulle “taglie più grandi” che si concentrano di progetti futuri di SOLIDpower: «Stiamo lavorando all’applicazione della nostra tecnologia per dotare i data center di corrente continua – prosegue Gubert –. Oggi i data center acquistano energia a corrente alternata dalla rete e la trasformano in continua, con conseguente perdita di efficienza: l’obiettivo è quello di sviluppare un sistema di taglia superiore partendo dai 10 kW, per poter arrivare, in serie, a una potenza di centinaia di kW, finanche al GW un domani. Il nome dell’azienda con cui stiamo collaborando suonerà familiare: è Microsoft».
Inoltre nel futuro dell’azienda c’è un importante progetto europeo appena lanciato per lo studio della produzione di idrogeno tramite elettrolisi ad alta temperatura con le SOFC; ad essere coinvolta è anche fondazione Bruno Kessler, con 5 milioni di euro. I mezzi di locomozione possono essere uno dei campi di applicazione principale di questa ricerca: «Tenendo conto che buona parte della nostra rete ferroviaria regionale attualmente funziona a gasolio, e la via dell’elettrificazione non appare sostenibile né come costi né come tempistiche, l’idrogeno può costituire una valida soluzione – osserva Gubert –. Oggi l’idrogeno costa 10 euro al kg, con questa tecnologia possiamo arrivare a 3,5: il che lo renderebbe estremamente competitivo, consentendo di ridurre del 35% i costi operativi». Per ora stiamo parlando di progetti, ma si conta che la ricerca dia i suoi frutti nel giro di 3-4 anni. Considerando i significativi risultati ottenuti nel 2016, tra cui il premio Good Energy Award e l’accordo con la coreana Kepco (la maggiore utility pubblica del Sud, responsabile del 93% dell’energia elettrica del Paese) per contribuire ad un aumento nell’utilizzo delle tecnologie a fuel cell, la fiducia in ulteriori passi avanti dell’azienda non manca. «Diciamo che l’Italia, con Industria 4.0 del ministro Calenda sta dando una buona mano in tal senso – conclude Guber – anche se non va nel dettaglio della tecnologia delle fuel cell. Grazie alle competenze in ingegneria dei materiali (dall’Università di Trento, l’EPFL Losanna, ed altri ancora), a personale con diversi dottorati di ricerca, fondi della ricerca pubblica nazionali ed europei, e vision imprenditoriale, abbiamo saputo nel tempo portare avanti la tecnologia fino a renderla stabile per il mercato. In Italia per noi i limiti al momento più importanti sono relativi alla “sburocratizzazione” della fase di installazione: ma con BlueGEN, in Paesi come Germania, Belgio e Olanda abbiamo portato a termine oltre 700 installazioni».