Le sue radici affondano nel XIX secolo, ma la sua vera evoluzione è molto recente: si parla di Lago, azienda di product e interior design che produce arredi per tutte le aree della casa, ma progetta anche spazi pubblici e privati che hanno l’obiettivo di generare empatia tra gli interni e le persone che li abitano.
Tutto inizia con Policarpo Lago, che lavora a fine Ottocento come ebanista in molte ville nobiliari e nelle chiese veneziane. L’attività viene tramandata e ampliata di padre in figlio, fino a una prima svolta negli anni ’80 in cui ci si concentra nell’arredo del living e della zona notte. Il vero salto di qualità prende forma però nel 2006, con l’approdo al timone di Daniele Lago, classe 1973, lui stesso designer, che assieme ai fratelli Rosanna e Franco ripensa da cima a fondo l’organizzazione della fabbrica, i suoi obiettivi, nonché lo stile e la filosofia.
Alla base di tutto pone le cosiddette “Tre C”, cervello, cuore e coraggio. È così che questa realtà imprenditoriale si trasformò in Spa e cominciò a crescere quasi ininterrottamente, portando i dipendenti da 15 ai 180 attuali per un fatturato di 30 milioni di euro.
Il resto è cronaca degli ultimi anni, seppure resti difficile da sintetizzare. Si va dalla stessa sede aziendale a Villa del Conte, una non-fabbrica dall’aspetto di una casa di vetro, legno e mattoni, progettata dall’architetto Italo Chiucchini secondo i principi della bioedilizia domestica, all’immersione nelle potenzialità del web 2.0 e nella relativa interattività; al LAGO INTERIOR LIFE NETWORK, una rete di luoghi, sparsi nel territorio, che include negozi, case, caffetterie, alberghi, musei e tanti altri spazi in cui fare esperienza del design LAGO e dove questo è in grado di far scaturire esperienze e relazioni.
Un’esplosione di iniziative e di novità guidate dal vulcanico amministratore delegato e head of design Daniele Lago insieme ai suoi collaboratori, che adesso ha portato a un nuovo slogan: “Mai fermi”. Chi si definisce sempre in movimento deve per forza di cose essere flessibile.
Il punto di forza di Lago, come ha detto lo stesso Daniele: «si danno all’acquirente “alfabeti” e non frasi fatte: da noi escono tanti mattoncini, elementi che il cliente può e deve interpretare per il proprio benessere». Diversi tra loro sono quelli che la scelgono, possono essere normali famiglie, ma anche i dirigenti di Intesa San Paolo per i propri uffici.
La flessibilità non esclude neppure l’organizzazione: anche questo gruppo ha adottato quattro anni fa la lean production, un modello mutuato dalla Toyota utile a non tenere giacenze sovrabbondanti. «Abbiamo adottato quel modello di business, perché è quello giudicato più conveniente in questi anni –precisa successivamente-. Questo non vuol dire che debba durare per sempre». Anche perché secondo lui gran parte del successo viene dalle potenzialità di Internet. «Abbiamo più di 750mila fan su Facebook da cui partono circa 3 milioni di condivisioni». E dalla relativa tecnologia, importante per esempio nell’aver realizzato la “Talking Furniture”: lanciata ad aprile 2015 al Salone del Mobile di Milano, si tratta di un’applicazione per smartphone che consente, una volta avvicinato l’apparecchio al logo, di avere informazioni aggiornate sui propri mobili, ma anche di instaurare inedite connessioni con la community digitale LAGO. Senza dimenticare una campagna di comunicazione che punta molto sul concetto di comunità fluida, di cui fanno parte sempre nuovi soggetti.
C’è tanto estero nell’orizzonte di Lago. «Attualmente il 65 per cento del nostro fatturato è in Italia, contiamo nell’arco di 3 o 4 anni di invertire le cifre – continua l’imprenditore –; anche se ci consideriamo e vogliamo restare una realtà del Made in Italy con i piedi saldamente piantati, dobbiamo farci conoscere anche fuori. A questo proposito sono stati aperti di recente i punti Lago Welcome a Parigi e Londra per allargarci a un pubblico più largo possibile, in aggiunta agli store già attivi e agli oltre 400 negozi selezionati già esistenti». Questa fase di espansione verrà accompagnata dall’allargamento della comunità, reale e virtuale, di partner, consumatori, blogger e fornitori, nonché di scambio con altre culture. I frutti, secondo lui, si vedono già: «Nell’ultimo trimestre siamo cresciuti a doppia cifra e non è escluso che ci ingrandiremo ulteriormente, come volume di affari e come personale».