Industrializzare un settore che negli anni 70 era ancora molto artigianale, dandogli una visione internazionale: questa la filosofia di Giorgio Berto, fondatore dell’azienda che porta il nome della famiglia. La Berto’s di Tribano dal 1973 produce e commercia sistemi professionali di cottura, e vanta oggi un fatturato di 21,7 milioni di euro – con una crescita media annua del 3% negli ultimi 10 anni – e 120 dipendenti. «Mio padre, che prima ricopriva mansioni commerciali in una ditta analoga, decise di mettersi in proprio facendo leva sulle esperienze maturate nel settore – spiega Enrico Berto, attuale titolare e socio di maggioranza assieme al padre – . Abbiamo puntato subito al commercio estero, cercando l’innovazione e la qualità».
L’azienda è cresciuta di anno in anno, cambiando ragione sociale nel 1983 ed espandendosi nei mercati stranieri; tanto che già dal decennio scorso l’estero copre l’80% del fatturato complessivo – il 55% verso l’Ue e il 20% extra Ue. Tra le maggiori referenze della Berto’s si trovano infatti cucine in prestigiosi ristoranti, hotel e showroom degli Emirati Arabi, Arabia, Russia, Svizzera, Svezia, Danimarca, Hong Kong, Singapore, e molti altri Paesi. «La conoscenza delle lingue è stata fin dagli inizi uno dei requisiti più richiesti – continua Enrico -. Con il tempo si è dato sempre più impulso a ricerca e sviluppo, tanto da creare un reparto dedicato nel nostro stabilimento principale. Da quando poi sono entrato in azienda nel 2001, prima come impiegato, poi come dirigente e infine come presidente un anno fa, si è puntato a una produzione stile Toyota con l’ottimizzazione dei processi produttivi, senza dimenticare l’importanza data alla capitalizzazione: tutto quello che veniva guadagnato veniva immediatamente reinvestito nella produzione, in modo da non risentire delle strette del credito come avvenuto nell’ultima crisi».
Se l’organizzazione dei processi secondo i principi della lean production è stata fondamentale, Enrico tiene a sottolineare che al centro rimane comunque la qualità del prodotto e l’innovazione: fiore all’occhiello in questo senso è “La Cucina”, brand nato per rispondere a quattro richieste chiave del settore della ristorazione – design, ergonomia e comfort, performance e sicurezza, affidabilità nel servizio. Dal design “made in Italy”, a tutti gli accorgimenti volti a garantire l’igiene e la comodità d’uso, all’utilizzo del taglio laser ad alta precisione, alle tecnologie ad infrarosso ed induzione con comandi analogici oppure digitali, tutto è volto non solo a garantire questi quattro requisiti, ma anche a consentire a ciascuno chef di farsi una “cucina su misura” a seconda delle sue esigenze. Da non dimenticare infine Berto’s Lab, laboratorio pensato non solo come spazio di ricerca, ma anche di interazione tra l’azienda e i clienti. Ed è appunto la qualità il punto di partenza per le sfide future. «La direzione che già abbiamo preso con “La Cucina” è quella di sfruttare sempre più le nuove tecnologie: la domanda si sta spostando verso macchinari e oggetti sempre più efficienti ma pratici da usare e duraturi. Occorre, in altre parole, puntare su qualcosa di sempre più intelligente. Per questo amplieremo ulteriormente la parte dedicata all’innovazione, dedicandovi sempre più spazio e risorse. Al tempo stesso, il saper fare artigiano rimane al centro della nostra concezione di bellezza, design e unicità del prodotto». Una crescita e innovazione continua imposta anche dalla ristrettezza del ramo in cui Berto’s opera: «In tutto in Europa questo comparto movimenta un centinaio di milioni di euro. Anche se siamo tra i primi cinque player, non vogliamo adagiarci sugli allori».