«Quando mi chiedono che lavoro faccio, non mi piace dire che “faccio gioielli”, perché mi pare passi l’idea di qualcosa di sofisticato, opulento; a me piace dire che i nostri sono gioielli “intimi”, da portare a pelle, che sottolineano il carattere di una persona e che durano una vita. Per questo può essere affascinante vedere come vengono fatti». Così Gilberto Facco, alla guida dell’azienda orafa di famiglia con sede a Camisano Vicentino, descrive la sua attività. Facco Corporation è stata infatti fondata nel 1968 da Albino Facco, e dal 2001 ne è divenuto amministratore delegato il figlio: un imprenditore che si definisce « appassionato del mondo dei gioielli in oro», con l’obiettivo di «continuare a far crescere l’azienda mantendendo sempre vivo il concetto di tradizione e di eleganza, ma anche di innovazione e creatività»
La caratteristica principale che Facco identifica per la sua azienda è quella di essere aperta: «Purtroppo nel nostro settore, sia per motivi legati alla sicurezza che per una sorta di difesa della propria creatività e del proprio design, c’è molta chiusura – afferma –. Entrare in un’azienda orafa è molto difficile, anche a me è capitato pochissime volte pur lavorando nel settore sin dalla mia giovinezza. Noi invece vogliamo porci come azienda aperta: Open Factory sposa in pieno questo messaggio, per cui parteciparvi è per noi una conferma della nostra filosofia di lavoro». I visitatori potranno così non solo cogliere un’opportunità che difficilmente viene offerta, ma anche vedere come oggi l’arte orafa coniughi artigianalità e nuove tecnologie: «Saranno i collaboratori stessi ad illustrare il proprio lavoro – spiega Facco – facendo vedere “come” fanno le cose. E questo è fondamentale. Perché credo sia più interessante “come” si fa, rispetto a “cosa” si fa. E questo consente anche di comunicare alcuni concetti importanti, come la contaminazione tra nuove tecnologie e manualità: certo ci avvaliamo degli strumenti più moderni, ma i puntini sul dorso delle coccinelle (icona del brand “ella” che distingue le creazioni dell’azienda, ndr), su una superficie di appena quattro millimetri di lunghezza, sono ancora fatti a mano».
Altro aspetto fondamentale che Facco sottolinea è la propensione al confronto: a tal fine è stata creata una “Sala eccellenza” dove i vari team si incontrano per valutare e mettere in campo ogni miglioramento in tutti i punti dell’attività e dei processi. «Quando si è un’azienda familiare, il rischio è quello di sentirsi migliori o peggiori di altri semplicemente perché non si esce mai dalle proprie mura, manca il termine di paragone – osserva il titolare –; per questo ho fatto del confronto un altro principio base della nostra filosofia di lavoro. Non a caso, al centro dell’ingresso dello stabilimento, abbiamo messo un divano con un tavolino per il caffè: momento per eccellenza, appunto, dell’incontro e del confronto, nonché del sentirsi a “casa”. Ma, come in ogni casa e in ogni famiglia, ci sono delle regole, delle abitudini, dei modi di fare, che vanno conosciuti e rispettati per viverci: e le nostre sono quelle di avere un ambiente sicuro, pulito, comodo, ordinato e bello».
In occasione di Open Factory, domenica 26 novembre, Facco Gioielli propone una visita guidata dello stabilimento dalla durata di circa 60 minuti, dove sarà possibile scoprire come vengono lavorati artigianalmente i gioielli.
Per consultare il programma e iscriversi alle visite: clicca qui